“A me m’ha rovinato la guera” diceva Ettore Petrolini. A me m’ha rovinato la pandemia, dico io.
Non riesco più a partecipare alla messa con serenità, circondato da mascherati (ancora? Ancora!) e dopo aver tuffato invano il dito nell’acquasantiera (ancora vuote? Sì, molte sono ancora vuote). Non riesco più a prendere un treno, e magari per andare in centro a Roma il treno sarebbe comodo.
Hanno smesso di pretendere lasciapassare e mascherine ma dal giorno in cui il Leviatano diede l’ordine di chiudersi in casa non sopporto la minima imposizione, nemmeno l’obbligo di prenotazione (come mai sui treni a lunga percorrenza non si può fare il biglietto a bordo? Se c’è posto qual è il problema? E se non c’è posto perché non posso viaggiare in piedi come si è sempre fatto?).
Fatico anche a prenotare un albergo, per turbarmi basta mi chiedano il numero di telefono e l’orario di arrivo. Stesso problema al ristorante. Sono rimasto scottato e adesso qualsiasi richiesta mi brucia, mi ferisce, è un attentato alla mia libertà. Roberto Speranza non conta più nulla, e per questo ringrazio il Cielo ogni mattina, ma non sono tranquillo, vedo covidisti nostalgici ovunque, vedo Licia Ronzulli ovunque, ho gli incubi, sono ancora traumatizzato.
(Da Il Foglio)