D-i-o esige che si sgombri totalmente il terreno, che non ci sia posto per nessun altro: solo così lo si può accogliere quale Signore assoluto ed indiscusso della vita.
Tutto ciò che c'è stato prima della liturgia scompare.
Il che comporta lo spezzare vincoli familiari, il sacrificare aspirazioni legittime: è, in piccolo, ma sempre cruda, l'esperienza di Abramo chiamato a sacrificare il figlio Isacco.
Nel momento in cui ci si inoltra verso il roveto ardente, il fuoco distrugge solo le scorie.
Nella celebrazione ci si ritrova con il cuore purificato, capace di ospitare, nel senso più nobile del termine, tutte le persone ed i pensieri che si erano abbandonati a fatica. Lo spazio interiore che D-i-o sembrava aver confiscato unicamente per sé, si dilata senza confini: diviene accoglienza misericordiosa del prossimo, capacità di rinnovata riflessione e impegno civile.