La festa dei santi angeli custodi fu stabilita da Clemente X in via definitiva per il 2 ottobre, dopo un iniziale impulso dato da Paolo V in via facoltativa. Essa viene poco dopo quella del 29 settembre, in cui anche si festeggiano degli angeli tutti speciali detti “arcangeli”, ma nel caso della festa di ottobre c’è un enfasi particolare sul ruolo degli angeli come “custodi”.
Esiste una bella preghiera di orgine medioevale, Angele Dei, che molti di noi hanno imparato fin dalla prima giovinezza:
“Angelo di Dio, che sei il mio custode, illumina, custodisci, reggi e governa me che ti fui affidato dalla pietà celeste. E così sia”.
Questa preghiera ha accompagnato tante generazioni di cattolici e ha rinfocolato la devozione al proprio angelo custode, in quanto l’angelo custode è una presenza singolare nella nostra vita. I santi protettori non sono, per così dire, “personali“. Mentre ognuno di noi ha un angelo custode proprio, una creatura celeste che ha il compito di illuminare, custodire, reggere e governare la nostra vita, nella bella e soprattutto nella cattiva sorte. Possiamo immaginare che esso lotti per noi quando cediamo alle tentazioni o quando ci sentiamo in grave difficoltà e ci sembra di perdere il controllo della nostra vita.
Pensiamo anche a quando ci sentiamo stanchi di come vanno le cose nella Chiesa, ci sembra che essa non ci dia quel nutrimento spirituale di cui sentiamo il bisogno oppure la osserviamo persa nelle sue debolezze, come fosse ingolfata. Anche in quel caso l’angelo custode ci suggerisce dindare un’altra occasione alla nostra fede, non cedere al disgusto che a volte (e non senza ragioni) ci prende nel constatare come la Chiesa, malgrado tanti proclami, sia ancora impastata di bieco clericalismo che certi sacerdoti hanno tutto l’interesse a mantenere. Su questo punto, l’angelo custode deve fare veramente un duro lavoro per non farci abbandonare tutto, per non cedere al disgusto che ci pervade quando vediamo lo sfrenato carrierismo di certi uomini di Dio, che ammantano le loro riprovevoli azioni di buone intenzioni e pii sentimenti.
Dom Prosper Guéranger ci da un efficace riassunto del ruolo dell’angelo custode nella nostra vita:
“Ufficio dell'Angelo custode è di allontanare il pericolo, sostenere l'uomo nella lotta contro il demonio, suscitare in lui santi pensieri, allontanarlo dal male, correggerlo, pregare per lui e presentarne a Dio le preghiere. Questo compito è tanto delicato che l'Angelo non ha la custodia simultanea di più persone e, al termine della vita, raccoglie l'anima che ebbe in custodia per portarla, dopo il giudizio, al posto che ha meritato, in cielo o al luogo di temporanea purificazione ed espiazione”.
È bello e consolante pensare che esiste una presenza di natura divina al nostro fianco costantemente, anche quando ci sentiamo profondamente soli e abbandonati. Anche quando cadiamo nella tentazione e nel peccato, sappiamo che l’angelo è vicino a noi pronto a riaccoglierci dopo il pentimento.
Il Guéranger cita tra gli altri San Bernardo di Chiaravalle che nel suo commento al Salmo 90 dice:
“Quante difficoltà superate grazie alle mani degli Angeli quasi senza accorgersene, lasciano appena l'impressione di un incubo subito svanito”.
Bella questa idea delle mani degli angeli all’opera concreta nella nostra vita. Noi associamo le mani al fare, al lavoro pratico, pensare che ci sia una presenza che attivamente agisce nella nostra vita non per limitare le nostre libertà, ma per aiutarci a non prendere la via sbagliata o per consolarci quando siamo nella sofferenza, questo è benefico per noi.
In una sorta di preghiera alla fine del suo commento per la festa degli angeli custodi, Guéranger così invocava:
“Nelle grandi città e sulle vie del mondo sopra le quali non si incontrano che sconosciuti o nemici, la solitudine si fa sentire pesante al cuore dei figli di Dio, ma, se il numero dei giusti si è fatto scarso, il vostro numero non è diminuito”.
Un altro santo molto devoto agli angeli custodi fu san Giovanni Bosco, che dedicò un libro a questo argomento, Il divoto dell’angelo custode, scritto nel 1845 quando era ancora un giovane sacerdote. Il trattato, con chiaro intento catechistico, offre alcune considerazioni su vari argomenti connessi con il ruolo degli angeli custodi nella nostra vita, poi alcune sollecitazioni all’azione pratica e per finire degli esempi per aumentare la devozione. A questo scopo san Giovanni Bosco esorta a ravvivare la consapevolezza della presenza dell’angelo:
“Se un amico è con noi, ogni dovere esige che ci volgiamo a lui di quando in quando, gli parliamo con garbo, e lo trattiamo da amico. Avvivate spesso la fede della presenza del vostro Angelo, che è con voi ovunque siate”.
Nel frastuono della nostra vita, cerchiamo di fare spazio a colui a cui siamo affidati e che ci aiuta a rimettere insieme i pezzi infranti, sulle strade travagliate della nostra esistenza.