Nelle cose che scrivo, a volte mi capita di essere polemico nei confronti di alcuni sacerdoti che a mio avviso non fanno quello che dovrebbero. Ovviamente tutto quello che io scrivo è nello spirito di quanto affermato da papa Francesco nella sua intervista del 24 maggio ai gesuiti della provincia cinese: “Le critiche aiutano sempre, anche se non sono costruttive, sono sempre utili, fanno riflettere sul modo di agire”. Credo fermamente che è in questo spirito che le cose che scrivo e dico andrebbero interpretate. Purtroppo non tutti lo fanno e ad alcuni fa forse comodo presentarsi come “più papisti del Papa”.
Comunque qui non voglio fare una critica ai sacerdoti, ma anzi fare un elogio, direi un’apologia, ad un particolare aspetto della loro attività: la celebrazione dei matrimoni. Anche qui ci sarà qualche piccolo spunto polemico che toccherà una minoranza dei nostri sacerdoti. Perché parlo di questo aspetto? Nella mia carriera di organista ho suonato a centinaia (migliaia?) di matrimoni, il che mi ha dato la possibilità di osservare tante situazioni e di farmi una idea su questo tipo di cerimonie nella nostra situazione attuale. Il primo sentimento che provo è di ammirazione verso quei sacerdoti che, sempre più spesso, si trovano a celebrare matrimoni davanti ad assemblee (e non di rado, sposi) che sono completamente disinteressati all’aspetto liturgico della cosa. Basta osservarle queste assemblee per vedere come le persone tutte agghindate probabilmente non mettevano piede in chiesa dalla loro prima comunione, fanno anzi quasi tenerezza quelle persone che invitate a leggere la seconda lettura, con uno sguardo innocente interrogano il sacerdote per capire se devono leggere pure il vangelo…
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