Aurelio Porfiri è una figura di riferimento nel panorama della musica sacra contemporanea. Compositore, direttore di coro e autore di numerosi libri e articoli, ha dedicato la sua carriera allo studio e alla promozione della tradizione musicale della Chiesa, con un’attenzione particolare alla scuola romana. Il suo lavoro lo ha portato in molte parti del mondo, dall’Italia alla Cina, e la sua visione della musica liturgica è il frutto di una profonda esperienza sia accademica che pratica.
In questa intervista, Porfiri condivide le sue riflessioni sul Giubileo, sullo stato della musica sacra a Roma e sulle difficoltà di chi, come lui, cerca di mantenere viva un’eredità musicale secolare. Non si tratta solo di una questione estetica, ma di un problema più profondo, legato alla formazione, alla volontà e alle scelte delle istituzioni ecclesiastiche.
Nonostante le difficoltà, Porfiri non è rimasto fermo. Negli ultimi mesi ha dato vita a un nuovo progetto che vuole offrire un’alternativa alla situazione attuale, con l’ambizione di riportare la grande tradizione musicale romana al centro della vita culturale della città. Ma quali sono le prospettive reali di un’iniziativa di questo tipo? Quali ostacoli deve affrontare chi cerca di fare musica sacra con serietà e rigore?
Questa conversazione offre uno spaccato sincero e diretto su un tema spesso trascurato, ma essenziale per comprendere lo stato della liturgia e della cultura musicale nella Chiesa di oggi.
Paciolla: Maestro Porfiri, come vive questo Giubileo?
Porfiri: A me non sembra che al momento ci siano particolari scossoni o un incremento particolarmente grande nel numero dei turisti ma ovviamente potrei non essere pienamente informato a questo riguardo.
Paciolla: E per quanto riguarda la musica sacra?
Porfiri: Non sono così sprovveduto da pensare che il Giubileo avrebbe potuto fare la differenza in questo campo. Troppo profonda la crisi da cui proveniamo per pensare che ci sarebbero potuti essere significativi cambiamenti.
Paciolla: Ma lei che ha scritto e pubblicato tanto, perché non si impegna in una Cappella musicale romana per cambiare la situazione invece soltanto di criticare?
Porfiri: Bella domanda! Crede che, vista la situazione attuale, chiederebbero ad uno come me di fare qualcosa? Io avrei dato volentieri una mano, ma sembra che, almeno in non pochi casi, ci si voglia accontentare dello status quo, che non è certamente roseo. È veramente un peccato vedere la musica in alcune nostre importanti Basiliche romane essere ridotta in questo modo.
Paciolla: Perché questo accade?
Lo dovrebbe domandare agli arcipreti, ai canonici, ai rettori, ai parroci, non a me.
Paciolla: Ma lei comunque ha iniziato un nuovo progetto…
Infatti! Si tratta di Romaeterna Cantores, una associazione che si sta costituendo di cui fa parte un coro professionale che si occupa soprattutto della scuola romana, sacra e profana (www.romaeternacantores.com).
Paciolla: Qual è il suo problema maggiore per questo nuovo progetto?
Sono fortunato di avere dalla mia parte don Massimiliano Floridi, storico dell’arte, diacono e membro della famiglia Doria Pamphili. Ma certamente reperire le risorse per mandare avanti i nostri progetti è una preoccupazione costante.