A volte mi è capitato di avere conversazioni con parroci o responsabili di cattedrali, che parlavano del coro in servizio presso di loro, spesso con una storia prestigiosa, con una specie di fastidio. Purtroppo mi rendevo conto che il loro fastidio proveniva da una completa mancanza di conoscenza sia della liturgia, che della tradizione della musica sacra. Non comprendendo che la musica sacra (vera) è un aiuto fondamentale alla preghiera e alla contemplazione, si considera il coro come un impiccio da cui liberarsi.
Si favoriscono, anche in chiese importanti, alcune persone perché sono fedeli nel loro servizio, senza per nulla considerare la loro competenza. Se potessi scrivere un libro su quanto ho osservato e osservo nella mia Roma a questo riguardo, credo che avrei da scrivere per centinaia di pagine. Purtroppo quel libro, per ragioni che voi tutti comprendete, non lo posso scrivere. Ma quello che posso fare è rivolgermi a parroci, canonici, prelati assortiti e suggerirgli di chiedersi: siete sicuri che nella vostra chiesa, basilica, cattedrale, non si può fare di meglio? Siete sicuri che quella persona che muove le mani a caso la tenete per la sua competenza, piuttosto che per il fatto di non crearvi problemi anche a scapito della qualità della musica liturgica eseguita?
Guardate che non si tratta soltanto di cantare più o meno bene un certo brano musicale, ma si tratta di capire se quel brano musicale è adeguato per quel tempo liturgico, per quel momento rituale. A volte ci sono “maestri” che risolvono tutto con un O Salutaris Hostia, ma così siamo buoni tutti.
Da quando la Chiesa ha cominciato ad aver paura della competenza? Ho già detto che prima i Papi preferivano magari litigare con i propri artisti, ma volevano i più bravi. Oggi invece si cercano qualità che molti associerebbero ad un cane: fedele, tranquillo, sempre disponibile, totalmente controllabile…ma siete veramente tanto insicuri da non poter confrontarvi con artisti veri?
Io credo queste domande bisognerebbe farsele, cercando di non mentire a sè stessi e ricordando che i responsabili hanno certo il diritto, ma soprattutto il dovere davanti a Dio, di fare in modo che la musica eseguita in Chiesa sia veramente per la gloria di Dio e l’edificazione dei fedeli.