Liturgia e musica sacra

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Il contributo delle canzoni americane alla svalutazione del Natale

Il contributo delle canzoni americane alla svalutazione del Natale

Aurelio Porfiri

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Aurelio Porfiri
gen 02, 2024
∙ A pagamento

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Il contributo delle canzoni americane alla svalutazione del Natale
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Il Natale, come tutti sappiamo, è quella festa in cui il Figlio di Dio si fa uomo. È un evento mirabile per chi ha fede e proprio in una prospettiva di fede dovrebbe essere vissuto. Ma esiste, non ci inganniamo, anche il Natale promosso dal capitalismo, quel Natale che in sempre più luoghi è oramai preponderante.

Qual è un elemento importantissimo di questo Natale? La musica natalizia. In essa hanno una parte preponderante le canzoni americane di Natale. Ho viaggiato molto, Cina, Giappone, Europa, Stati Uniti, Australia…quando mi è capitato di vivere il Natale a Roma o in altri luoghi, ci sono delle canzoni che sempre ritornano al di fuori delle celebrazioni liturgiche. Fra quelle con connotato religioso devo dire che resistono Adeste Fideles e Silent Night (spesso in forma strumentale).

Ma in realtà ce ne sono altre, spesso se non sempre prodotte negli Stati Uniti, che contribuiscono a glorificare l’atmosfera del Natale ma mancando completamente la sua essenza che è religiosa. Ecco qualche esempio.

Andiamo a cercare nel XIX secolo una delle canzoni più note del Natale, Jingle Bells, scritta da James Pierpont non per il Natale ma per il giorno del ringraziamento. E in effetti la canzone, dall’andamento allegro e spensierato, ma che con il Natale non ha nulla a che fare, in quanto l’autore della canzone ci fa sapere come è piacevole andarsene in giro con la slitta a cavallo ma ogni riferimento al fatto religioso è del tutto assente. Curioso è che nella versione Italiana vengono fatti riferimenti al “santo Natale” e al nome del festeggiato, cioè Gesù, ma ovviamente non molti conoscono questa versione.

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