Il declino della musica sacra? Quattro ragioni per cui bisogna essere indulgenti con il clero...almeno ogni tanto
Aurelio Porfiri
Quando parliamo del declino evidente della musica sacra, spesso ci riferiamo alle colpe del clero, alle colpe dei sacerdoti, dei vescovi, dei cardinali. In realtà, seppure è vero che loro, come responsabili della salvaguardia della dignità della liturgia, hanno senz’altro colpe, non si può negare che sono anche loro figli del clima che ha causato la presente situazione. Quindi cerchiamo di vedere almeno quattro ragioni per cui le loro colpe, che senz’altro esistono, a volte possono essere considerate come involontarie.
È venuta a mancare, in modo drammatico, la formazione musicale nei seminari. Un tempo, in tutti i seminari c’erano dei cori di sacerdoti e di seminaristi che eseguivano composizioni della grande tradizione della Chiesa cattolica, o composizioni moderne che erano a quelle confacenti. Quindi, venendo a mancare questa esposizione nei seminari a questo tipo di repertori, prima di tutti al canto gregoriano, si è causato un impoverimento culturale spaventoso. Non è che è un tempo tutto era perfetto, ma c’era uno standard che si cercava di rispettare. Oggi, nei seminari, per la maggior parte, si viene educati al canto popolare religioso, ma non al canto liturgico. Purtroppo la mancata comprensione della differenza fra questi due generi, ha portato alla confusione enorme in cui ancora ci troviamo. Certo, ci possono essere delle realtà in cui le cose ancora vanno bene, ma sono senz’altro una netta minoranza.
Viene inculcata ai sacerdoti, fin dal tempo in cui sono seminaristi, questa assurda opposizione fra il coro e l’assemblea. Credo che quasi tutti i direttori di coro, gli organisti, i cantori, si trovano a dover combattere con sacerdoti che sostengono che il coro non deve esserci perché sennò l’assemblea non partecipa. Questa qui è certamente una grande falsità, che può essere facilmente smentita, ed è contraria ai documenti del magistero. Ma non c’è niente da fare, questa idea completamente falsa, è stata instillata così bene che ora sembra quasi naturale. Ci sono fior di pubblicazioni che mostrano l’inconsistenza di questo, che cioè assemblea e coro possono e anzi devono coesistere. Ma non si può fare quasi nulla verso coloro che hanno posizioni fortemente ideologiche.
Esiste poi, il problema dell’ubbidienza. Certamente i sacerdoti devono obbedire ai propri superiori, la maggior parte dei quali formati a questa mentalità postconciliare, che nulla ha a che vedere con il vero Concilio Vaticano secondo. Conosco tanti sacerdoti che vorrebbero fare le cose diversamente, che conoscono bene la realtà delle cose, ma che si trovano con le cosiddette mani legate. Da una parte io capisco questa loro situazione, dall’altra fa anche un po’ con rabbia. Ecco perché, il ruolo dei laici è sempre più importante, proprio per mantenere vigile l’attenzione su questo problema.
Tempo fa, mi trovavo a conversare con un Arcivescovo. Mi lamentavo della mancanza di cultura musicale e liturgica dei sacerdoti. Lui mi disse che in fondo i sacerdoti sono anche loro figli di questa società, una società in cui l’unico Salmo con cui avevano avuto a che fare fino a poco tempo fa era il cantante, l’unica Madonna aveva nulla a che fare con la Beata Vergine Maria. I sacerdoti, non hanno più quella cultura umanistica, cosa oramai comune a tanti nella nostra società. Essi non sono più quel ceto intellettuale veramente di livello elevato, che si proponeva come non solo una guida spirituale ma anche come un élite intellettuale. Certamente ci sono eccezioni, ci sono ancora sacerdoti di grande cultura, ma questa non è più la regola come un tempo. Pure essi vengono dallo sfacelo causato dall’educazione della televisione, e anche in parte da quella “educazione” propinata dai mezzi di comunicazione di massa, come i social media. Certamente, si può imparare tanto anche dalla televisione e dai social media, molte persone trovano informazioni veramente importanti ed interessanti tramite Facebook, Twitter, LinkedIn, i blog… Ma c’è anche tanta spazzatura, quindi se non si sa distinguere si è vittima di una informazione indistinta e non verificata. Quindi, anche i sacerdoti sono sulla nostra stessa barca. Cerchiamo di tenerlo presente quando ci troviamo ad averci a che fare.
Purtroppo la chiesa di oggi è malata di clericalismo. Se arriva un parroco che ama la chitarrina, l'organista va presto in pensione (o viene confinato alla messa delle 8 di mattina!). Viceversa se il parroco ama solo l'organo. Se noi laici siamo sulla stessa barca dei sacerdoti, allora di questi tempi o remiamo zitti zitti o siamo costretti a saltare presto su un'altra barca. Comunque il sacerdote purtroppo si tiene stretto il timone della barca e raramente accetta consigli da chi rema