Canto gregoriano. Espressione artistica musicale sempre valida o sorpassata? In declino o in rinascita? Inoltre il gregoriano va accompagnato strumentalmente o no? Su questi temi abbiamo sentito padre Emidio Papinutti, dei Frati minori, dottore in musica sacra presso il Pontificio istituto di Roma, per le Edizioni Urban cura l’aspetto liturgico-esegetico della Collana di canto gregoriano ed ha scritto il volume «Lo spirito del Canto gregoriano». Per 20 anni (dal 1969 al 1989) è stato organista della basilica di San Pietro in Vaticano e per 15 segretario generale dell’associazione italiana Santa Cecilia.
Padre Papinutti, dove va il canto gregoriano?
Attualmente, dopo qualche decennio di declino, è in atto una «rinascita gregoriana». Alcuni sociologi osservano che «i giovani scoprono il fascino del canto gregoriano». Si moltiplicano studi e pubblicazioni su questo canto, si organizzano associazioni nazionali e internazionali, si vendono milioni di dischi di canto gregoriano. C’è perfino chi sospetta che sia in atto una «rivincita laica» del canto della Chiesa.
Che s’intende per gregoriano?
Per canto gregoriano s’intende quella musica vocale, unisona, diatonica, modale, che la Chiesa ha adottato per la liturgia romana. Deve il suo nome al papa Gregorio Magno
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Ma quanti sono i canti di questo canto?
Il repertorio del canto gregoriano è immenso. Solo il «fondo primitivo autentico», cioè anteriore al Mille, consta di circa duemila brani; in seguito ne sono stati composti almeno il doppio.
Tutti «autentici»?
Benché i canti del repertorio gregoriano siano stati composti in luoghi e tempi differenti, conservano una loro caratteristica costante, sia per quanto riguarda la struttura e le leggi dell’estetica compositiva, sia per quanto riguarda la ritmica, la modalità e la stilistica, che sono inconfondibili.
E tutti validi?
Il valore storico ed estetico del canto gregoriano è fuori discussione, ampiamente riconosciuto da tutti i musicisti e da tutti i musicologi.
Padre Papinutti, risolva questo dubbio: il canto gregoriano va accompagnato o no?
È un argomento discusso e sempre d’attualità. Le diverse opinioni si risolvono in un compromesso. Tutti d’accordo nel riconoscere che l’accompagnamento va contro la natura della monodia gregoriana e che, per conseguenza, sarebbe preferibile non «rovinarla» con armonizzazioni di sorta. Ma ugualmente tutti sono d’accordo nel riconoscere che un buon accompagnamento offre indiscutibili vantaggi di ordine pratico.
Ma gli antichi come si regolavano?
Nel Medioevo si usavano strumenti vari per accompagnare la melodia gregoriana.
E oggi?
Forse si potrebbe concludere che oggi l’uso comune è di accompagnare il canto gregoriano, specialmente quando viene cantato dal popolo, mentre l’esecuzione della pura melodia senza accompagnamento è riservata generalmente a gruppi corali ristretti.
(Da Nuova Stagione, 2010)