Non vi è dubbio che il tema della povertà è tornato di grande moda nella nostra stagione ecclesiale, non solo la povertà evangelica ma anche l’attenzione a tutte quelle situazioni di difficoltà in tante persone che, per varie cause faticano, a mettere insieme il pranzo con la cena. Certo, non esistono solo le povertà materiali, ci sono anche quelle spirituali, che non sono meno tristi.
Uno dei santi che la Chiesa più associa al tema dell’assistenza ai bisognosi è san Martino di Tours (316-397), nativo della Pannonia (ora in Ungheria) e che fu fondatore del monachesimo in Francia e poi anche Vescovo, sempre pronto a difendere i diritti della Chiesa, che lo ricorda liturgicamente il giorno 11 novembre.
Nella devozione popolare il suo ricordo è soprattutto associato ad un gesto che egli fece da giovinetto, quando incorporato nella guardia imperiale di Roma di stanza in Francia, vide un povero che pativa il freddo e con un colpo di spada tagliò il suo mantello per dargliene metà.
Non molti sanno che i Re Merovingi conservavano come una reliquia il mantello di san Martino, chiamato anche “cappa”. Quindi il luogo dove era conservato venne chiamato “cappella”, nome poi esteso a tutti gli edifici di culto e in seguito anche ad uno stile di esecuzione musicale, che denota il canto a sole voci e senza strumenti e ad un gruppo di cantori solitamente a servizio di una chiesa. Il termine poi ha conosciuto anche altri usi nel linguaggio popolare.
Tornando a san Martino, credo sia importante riflettere su alcuni elementi del racconto che così enorme popolarità gli ha donato nella devozione popolare. Prima cosa da osservare è che, secondo la storia, san Martino compì quel gesto prima della sua conversione al Cristianesimo. Spesso ci troviamo a dover ammettere che molti di coloro che non hanno avuto il dono della fede si comportano in modo più edificante di noi e se questo dice molto su di loro, dice ancora di più su di noi.
Poi san Martino impugna la spada, segno che anche gli atti di più grande misericordia devono essere fatti con animo guerriero, consapevole che la vita è una battaglia e dobbiamo sempre stare con la guardia alta.
Infine è significativo il gesto di tagliare in due il mantello, san Martino condivide anche per non far morire di freddo sé stesso. Nemo dat quod non habet, direbbero gli antichi ed è giusto. Bisogna guardarsi dal pauperismo ecclesiale perché una Chiesa povera materialmente, non sarebbe neanche in grado di compiere le sue opere apostoliche. Un conto è la distanza dal denaro, un conto la mancanza. Questo il vero Cattolicesimo lo aveva sempre capito, ed ecco perché le fughe eccessive in avanti hanno sempre avuto il sapore dell’eresia, allontanandosi fatalmente da un salutare realismo.