Negli ultimi anni, avendo un Papa gesuita, si è parlato molto di Sant’Ignazio di Loiola, che fu certamente un grande santo. Ma c’è un altro grande Ignazio, che la Chiesa celebra nel calendario rinnovato il 17 ottobre: Sant’Ignazio di Antiochia.
Questo santo Vescovo del primo secolo, successore di Pietro sulla cattedra di Antiochia, mi ha sempre ispirato una naturale simpatia, perché è stato per me costante richiamo su un fatto che è scandaloso per la mentalità del mondo ma non lo è agli occhi cristiani: la vita in questa terra non è tutto. Se fosse tutto, come disse un conferenziere che ascoltai molti decenni fa, allora i martiri erano degli stupidi? Perché essi sacrificarono la propria vita terrena per qualcosa che ritenevano molto più prezioso, la vita eterna. Certo non vediamo questa vita eterna con i nostri occhi terreni, quindi ci è naturale cercare la gioia nelle cose del mondo. Non è sbagliato gioire delle cose del mondo, del dono della vita, quando però si capisce che essa ha valore e va difesa solo quando ha il suo ultimo orientamento in Dio. In fondo è tutto riferito alle priorità che si hanno, se mettiamo davanti a tutto quello che sappiamo un giorno svanirà, siamo condannati a fallire.
Continua a leggere con una prova gratuita di 7 giorni
Iscriviti a Liturgia e musica sacra per continuare a leggere questo post e ottenere 7 giorni di accesso gratuito agli archivi completi dei post.