Sappiamo come negli ultimi decenni si sia praticamente distrutto il professionalismo nella musica di Chiesa. Questo è un problema che si vedeva anche in precedenza, nel diciannovesimo secolo il musicista Gaspare Spontini incaricato da Gregorio XVI di dare suggerimenti per una riforma della musica sacra, denunciò anche il basso livello qualitativo di certe esecuzioni musicali nelle chiese, in mano a persone che non erano preparate per la musica sacra. Sempre nel diciannovesimo secolo, si doveva sostenere un esame per entrare in quella che veniva definita “la professione romana”.
Se questo problema si sentiva anche in passato, dopo il Concilio, specie nei paesi di antica Cristianità, è divenuto devastante. La musica sacra è stata messa su un altare sacrificale è quasi completamente eradicata dalle nostre chiese. In effetti, quella che ci è spesso dato di ascoltare non è musica sacra, ma sono i rimasugli della musica commerciale che non si teme di offrire a Dio come se Non gli non fosse il Creatore di tutti.
La musica sacra che viene permessa nelle nostre chiese bene ci fa capire chi è oggi Dio per noi e quale importanza gli viene data nella nostra vita.
Ecco perché il musicista di Chiesa deve tornare ad essere una vera professione e deve essere svolto da coloro che lo sanno fare. Non ne faccio qui una questione di titoli accademici ma chi compone, canta, dirige o suona per la liturgia deve essere in grado di svolgere questo compito, per studio accademico o di altro tipo. Ed è giusto che la Chiesa, la comunità Cristiana, supporti coloro che aiutano tutti ad elevarsi a Dio.