Io credo fermamente che i nostri sacerdoti abbiano bisogno di laici informati e propositivi, laici che sappiano consigliarli per il meglio e anche, se necessario, correggerli. Questo è vero anche per la liturgia. Ci sono non pochi laici che hanno un vero amore per la liturgia e che hanno il dovere, ma anche il diritto, di avvertire i sacerdoti su certe possibili deviazioni. Oramai possiamo vedere, anche in occasione di cerimonie trasmesse dalla televisione o su altri media, come la sciatteria regni sovrana.
Nel Messaggio ai partecipanti al corso per responsabili delle celebrazioni liturgiche episcopali del Pontificio Ateneo Sant'Anselmo del 28 febbraio 2025, papa Francesco osserva:
“Cari fratelli e sorelle, ogni diocesi guarda al Vescovo e alla Cattedrale come a modelli celebrativi da imitare. Vi esorto, pertanto, a proporre e favorire uno stile liturgico che esprima la sequela di Gesù evitando inutili sfarzi o protagonismi. Vi invito a svolgere il vostro ministero nella discrezione, senza vantarvi dei risultati del vostro servizio. E vi incoraggio a trasmettere questi atteggiamenti ai ministranti, ai lettori e ai cantori, secondo le parole del salmo 115 citate nel Prologo della Regola benedettina: «Non a noi, Signore, non a noi, ma al tuo nome da’ gloria» (cfr nn. 29-30)“.
Belle parole, ma quante Cattedrali oggi possono essere ripetute modelli da imitare? Il quadro è veramente triste e queste parole, trasmesse mentre il Santo Padre affronta una malattia molto seria in un letto di ospedale, dovrebbero far riflettere i vari responsabili delle Cattedrali, nell’urbe e nell’orbe, se quello che si fa può veramente essere considerato un modello per gli altri.
Ecco che allora bisogna tornare ai fondamenti della liturgia, bisogna capire che essa è innanzitutto per la gloria di Dio e poi per la santificazione dei fedeli. Bisogna fare in modo che in essa risplenda la bellezza di Cristo attraverso l’arte, la musica, l’ars celebrandi e tutto ciò che concorre a far sì che la liturgia sia un’anticipazione di cielo per tutti noi.
Una liturgia ripiegata sull’uomo non ci serve, non sappiamo che farcene, essa ci è inutile e non ci riscalda il cuore. Solo nel momento che si capirà questo, forse le persone saranno ancora conquistate dalla bellezza dello splendor paternae gloriae, e la gente troverà vero ristoro spirituale piuttosto che sciatteria, approssimazione, dilettantismo. Speriamo tutti di vivere abbastanza per vedere quel momento arrivare nelle nostre vite.