C’è uno spettro che si aggira per la Chiesa: il problema del sacro. Sentiamo molto parlare da parte dei tradizionalisti (e non solo) sul fatto che avremmo una perdita del sacro. Se questo fosse vero, non ci sarebbe dubbio che la deriva della cosiddetta “Messa dei giovani” è una conseguenza di questo triste fenomeno.
Ma possano tracciare questa perdita del sacro agli anni del Concilio? Certamente non pensiamo che il Concilio fu la causa di questo fenomeno, ma sembra evidente che accelerò un fenomeno che era già ben avviato.
Un autore importante da considerare quando si parla di sacro è Rudolf Otto, il cui libro del 1917 Das Heilige, tradotto in italiano nel 1926 da Ernesto Buonaiuti (alfiere del modernismo) con il titolo Il Sacro, è stato testo di riferimento su questo tema. In esso l’autore tra l’altro dice:
“Il genuinamente “misterioso” è — come abbiamo detto — più che il semplicemente “incompreso,” però fra i due esiste una analogia e questa si manifesta in eventi che in un primo momento ci appaiono strani, ma che mercé la nostra legge dell’attrazione ci diventano immediatamente comprensibili. Per esempio, come si spiega che sono proprio gli Alleluiali, i Kyrie eleison, i Selah, poi, le antiquate e non perspicue espressioni della Bibbia e degli innari, il “diverso” singolare modo di esprimersi in entrambi, il linguaggio cultuale divenuto semi o del tutto inintelligibile, non solo a non diminuire, ma anzi ad aumentare la devozione, e che proprio essi sono sentiti come specificamente “solenni” ed amati appunto per questo? È questa una “mania per le antichità,” oppure è solo un attaccamento per il tradizionale? Nessuno dei due. Ciò proviene dal fatto che il sentimento del mysterium e quello del “del tutto altro” si risvegliano attraverso ad essi e che vi aderiscono. Il latino della Messa considerato dal cattolico ingenuo non come un male necessario, bensì come qualcosa di sacro, lo slavo antico della liturgia russa, il tedesco luterano del nostro proprio servizio divino, così anche il sanscrito nella Messa buddhistica della Cina e del Giappone, il “linguaggio degli Dei” nel rituale sacrificale di Omero, e mille altri costituiscono altrettante esemplificazioni di questa legge. Come anche l’elemento per metà manifesto, per metà nascosto nel rito della Legge, nel rito della Messa, nella liturgia greca e in molti altri riti”.
Una riflessione interessante, che ci fa capire come fosse importante conservare quell’elemento “altro” dell’esperienza cultuale che permetteva all’uomo religioso una esperienza, attraverso il sacro, del divino a cui si è stati ammessi.
Continua a leggere con una prova gratuita di 7 giorni
Iscriviti a Liturgia e musica sacra per continuare a leggere questo post e ottenere 7 giorni di accesso gratuito agli archivi completi dei post.