Il problema dell’eclissi del sacro non riguarda soltanto l’antropologia, ma riguarda anche la musica.
Abbiamo visto in precedenza come nella Rivista di Pastorale Liturgica si potessero trovare, nel 1969, articoli che vedevano la secolarizzazione come un fatto buono, un fatto da accogliere positivamente, e questo scritto da autori che erano per la maggior parte sacerdoti e teologi!
Se questa è l’idea portante, come sorprendersi del fatto che ovviamente la musica sacra stessa possa fare le spese di tutto questo. Anzi, lo stesso concetto di musica sacra viene messo in discussione. Un articolo del 1971 che analizzeremo in seguito, scritto dal musicologo Nicolas Schalz e pubblicato su La Maison Dieu, importante rivista liturgica francese, lo dice chiaramente: La notion de “musique sacrée”: Une tradition récente.
Ma ora ci basta soffermarci su un altro articolo tratto dalla Rivista di Pastorale Liturgica nel 1969, un articolo scritto da un musicologo e semiologo italiano di una certa importanza per i recenti sviluppi della musicologia liturgica: Gino Stefani (1929-2019). Studioso certamente di valore, proprio negli anni in cui scrive l’articolo di cui ci stiamo per occupare insegnava all’Institut Catholique di Parigi. Particolare importante è che Gino Stefani nel 1966 era stato uno dei fondatori di Universa Laus International, una associazione che ha avuto e che ha tuttora una influenza importantissima nel campo della musica e della musicologia liturgica. Ci occuperemo senz’altro più avanti di questa associazione, ma ora occupiamoci più da vicino di Gino Stefani, prima di addentrarci nel suo articolo.
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