Come ho molte volte detto, pensare che la musica sia neutra è un errore enorme, un errore che purtroppo trova oggi accoglienza anche nella forma di musica più alta, quella che si rivolge a Dio. Pensare che ogni musica va bene per le celebrazioni liturgiche è non solo sbagliato, ma anche deleterio. La musica influenza la nostra moralità, in un senso o nell’altro.
In un bel libro di Oswald Siren, The Chinese on the Art of Painting, viene riportato un testo di Ts’ao Chih (192-232) in cui si fa un riferimento al significato morale della pittura che noi potremmo anche applicare alla musica sacra: “Quando si vedono le immagini dei Tre Re e dei Cinque Imperatori, non si può fare a meno di guardarli con rispetto e venerazione, e quando si vedono le immagini dei San Chi (gli ultimi sovrani degradati delle dinastie Hsia, Shan e Chou), non posso non sentirmi triste. Quando si vedono immagini di ribelli e figli non filiali, non si può fare a meno di digrignare i denti. Quando si vedono immagini che rappresentano uomini di alti principi e grandi saggi, non si può non dimenticare i propri pasti. Quando si vedono le immagini di sudditi fedeli morti al richiamo del dovere, non si può che sentirsi esaltati. Quando si vedono le immagini di cittadini in esilio e di figli espulsi, non si può fare a meno di sospirare. Quando si vedono immagini di uomini viziosi e donne gelose, non si può fare a meno di guardare di traverso. Quando si vedono immagini di imperatrici obbedienti e di buone consorti secondarie, non si può non provare la più profonda ammirazione. Da ciò possiamo comprendere che i dipinti servono come esempi morali o come specchi di condotta”. Noi potremmo dire qualcosa di simile in riferimento alla musica sacra, quando ascoltiamo un brano con una musica ben scritta e che promana bellezza non possiamo fare a meno di percepire quell’ordine e quella bellezza che in definitiva ha il suo apice in Dio, quando una musica è veramente spirituale naturalmente ci spinge alla devozione, quando una musica ci parla il linguaggio soprannaturale e non quello della musica di intrattenimento ci sentiamo spinti ad abitare nella casa di Dio.
Eppure ci appare incredibile come coloro che dovrebbero vigilare sulla musica nella liturgia pensino di convertire i cuori dei fedeli con la stessa medicina che in parte li fa ammalare. Purtroppo sembra che non ci si voglia accorgere di come l’avvelenamento dei pozzi che da qualche decina di anni inquina la sorgente e il culmine della nostra fede produca dei mali enormi nei fedeli, distruggendo in essi ogni senso del soprannaturale.
La musica non è neutra, ogni musica parla per specifiche esigenze: esiste una musica per i militari, una musica per ballare, una musica per incitarene soprattutto deve esistere (ed è sempre esistita) una musica diretta a Dio. Questo è un dato presente in tutte le culture. Ma ce li vedete i monaci Buddisti che intonano i loro mantra sulle melodie di Bollywood? Noi facciamo questo da più di 50 anni.