Ci sono momenti nella nostra esistenza in cui viviamo una profonda crisi personale, o amche come membri di una società. Ci sono dei canti che possono rispondere a quanto stiamo vivendo? Certamente ce ne sono molti, ma uno che mi viene in mente è Parce Domine, un’antifona gregoriana a cui spesso vengono accompagnati alcuni versi in forma metrica.
La melodia austera del canto gregoriano ci accompagna nell’esprimere la nostra supplica a Dio, l’invocazione di ascoltare il suo popolo. Dice infatti: “Perdona, Signore, perdona il Tuo popolo, non rimanere in eterno adirato con noi”. Questa invocazione ci fa capire qual è il tono che questo canto dà alla nostra preghiera. Nella prima strofa viene detto:
“Plachiamo l'ira vendicatrice, piangiamo di fronte al Giudice; chiamiamolo con voce supplicante prostrati diciamo tutti insieme: Perdona, Signore...”.
Queste parole sembrano lontane dal cattolicesimo buonista a cui siamo stati abituati negli ultimi decenni. Certamente parlare di “ira vendicatrice“ può sembrarci duro, ma in realtà l’enfasi è tutta sui nostri peccati, è l’uomo che immagina Dio essere adirato con noi per la nostra continua infedeltà. Quindi il testo parla certamente di Dio, ma per parlare di noi.
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