Buongiorno, come Lei, anche io sono un musicista che ha dedicato molto anni allo studio dell’organo e della musica sacra. Ora mi trovo ad affrontare la difficile realtà del musicista di Chiesa in Italia, che purtroppo non viene pagato o non viene pagato adeguatamente. Avevo pensato di organizzare dei concerti in chiesa a pagamento per avere qualche guadagno e per avere dei guadagni per il mio gruppo, anche formato da musicisti professionisti. Ma il parroco della mia chiesa ha detto che, per una norma vaticana, i concerti in chiesa non possono essere a pagamento. Lei ne sa qualcosa? (un organista afflitto).
Caro organista afflitto, capisco bene la tua frustrazione. In effetti esiste un documento sui concerti nelle chiese della allora Congregazione del Culto Divino del 5 novembre 1987 in cui viene detto al numero 10, comma c: “l’entrata nella chiesa deve essere libera e gratuita”. Questo, viene spiegato in precedenza nel documento, per salvaguardare la sacralità del luogo. Questo però si scontra con il fatto che per entrare in alcune chiese qui in Italia, viene comunque richiesto un biglietto d’ingresso. Certo per andare a Messa il biglietto non te lo fanno pagare, ma per accedere per visitare la chiesa devi pagare eccome. Ricordo la cattedrale di santo Stefano a Vienna, dove si poteva entrare tutti ma certe aree erano a pagamento. Questo è il solito rapporto ambiguo che esiste in certi ambienti ecclesiastici con il denaro. Ma se una coppia si vuole sposare in una bella chiesa, non deve forse dare una offerta, a volte pure congrua? Ma questo per me è perfettamente comprensibile, la chieda deve essere mantenuta, le bollette si devono pagare, il sacerdote deve mangiare, il sagrestano pure.
Invece i musicisti no. I musicisti vivono di aria. Non hanno famiglia, non devono mangiare, non devono vestirsi. Questa è l’idea del tutto errata che si ha di chi fa il musicista, che loro di soldi non hanmo bisogno, che il pagarli sembra quasi offensivo. Devo dire che al giorno d’oggi, dove spesso ci sono difficoltà soprattutto per chi si occupa di musica, io trovo personalmente offensiva quella norma, perché il non fare pagare per un concerto che a volte è costato mesi di prove e impegno, credo non corrisponda a quello che la dottrina della Chiesa ci insegna. I concerti potrebbero farsi fuori degli orari di apertura delle chiese, in modo che non verrebbe per nulla disturbata la vita pastorale ordinaria. Oltretutto, sarebbe anche un modo per contribuire al mantenimento della chiesa stessa. Io vi capisco: voi provate, spendete soldi per spostarvi con la macchina per andare alle prove, le fotocopie per i brani e poi dovete pure trovare i soldi per dare un’offerta alla chiesa, perché la chiesa l’offerta spesso la pretende, ma invece i musicisti che vogliono lavorare per elevare il livello della musica sacra e per il bene dei fedeli, loro ci devono costantemente rimettere. Dov’è la giustizia in questo?
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