Buongiorno. Abbiamo visto che il Giubileo ha avuto inizio. Che cosa dobbiamo aspettarci da un evento simile? Oggi la società sembra molto lontana dal Cristianesimo, come evitare che quello che è un evento spirituale non si trasformi in puro business? (Pellegrino giubilare)
Grazie per le sue domande, che sono in fondo le domande di noi tutti. Il Giubileo è un evento spirituale e noi dovremmo cercare di cogliere questo aspetto, piuttosto che la parte affaristica. Ma il problema è che oggi non è la spiritualità in sè stessa ad essere in crisi, ma specificamente la spiritualità cristiana. La Chiesa è in grave affanno e noi non dovremmo nascondercelo.
Un modo per comprendere tutto questo è osservare la partecipazione alla liturgia, che è veramente molto diminuito. Ovviamente, per la mia sensibilità particolare, osservo la musica per la liturgia sia oramai ridotta a repertori stantii o a canti che nulla dovrebbero avere a che fare con la casa del Signore.
In piena coscienza, devo osservare che grandi colpe per questa situazione ce le ha il clero, che in larga parte sembra oramai essersi arreso alla sciatteria liturgica, al disinteresse delle persone, all’indifferenza che tutto pervade come un torpore. Troppo spesso, nelle nostre chiese, perfino in importanti Basiliche, la musica viene fatta gestire da persone completamente inadeguate, con il solo merito di essere obbedienti al “padrone”. Questo non porta nessun progresso, porta solo mediocrità su mediocrità. Ricordiamoci che il vero progresso, anche quello della musica nella Messa di Paolo VI, deve essere l’opera di persone con talento e competenza, non dei servi sciocchi che rassicurano certi prelati insicuri ma che sono anche la garanzia che la riforma della liturgia affondi sempre di più.
Per me il Giubileo deve essere tempo di rinnovamento, di rinascita. È il tempo in cui dobbiamo riscoprire la tradizione per comprendere come essa sia il motore di ogni possibile rinnovamento. Dovremmo forse ritornare a comprendere quanto diceva il filosofo francese Gustave Thibon: “Che il tuo ideale sia il riflesso della tua anima, l’emanazione del tuo essere interiore, la tua testimonianza. E non il tuo alibi”. Già, oramai gli ideali della nostra fede per alcuni sembrano proprio un alibi, un modo per pretendere una spiritualità che non c’è più.
Riscopriamo invece, anche attraverso la bella liturgia, quel fuoco che dovrebbe ardere in noi e che invece sembra spento. Non rinunciamo a lottare per quelli che sono gli ideali profondi della nostra esistenza, malgrado sacerdoti incompetenti, malgrado ideologie morte tenute in vita con una sorta di accanimento terapeutico, malgrado le miserie di una vita che però è l’unica che ci è dato di vivere. Se dobbiamo soccombere, facciamolo per qualcosa per cui vale veramente la pena.
Se volete scriverci, replicate a questo messaggio con le vostre domande e specificate il modo in cui volete la vostra lettera essere firmata.
Dimenticavo:
Per eventuale gradito contatto, posso lasciare qui il mio indirizzo email:
felapice@gmail.com
Buona continuazione di giornata.
Don Felice
Gent.mo Sig. Aurelio,
buon pomeriggio....e auguri per queste natalizie 2024/25.
Mi presento:
chi Le scrive è un presbitero di Cava de' Tirreni (Sa), Arcidiocesi Amalfi-Cava, cioè Don Felice Apicella.
Ho avuto modo di approfondire studi dogmatici, di spiritualità, di filosofia teoretica/morale all'università statale, di Musica Liturgica con la CEI, essendo parroco da anni in Cava de' Tirreni, prov. di Salerno.
Leggo con interesse i suoi post circa la "povera" animazione canoro/musicale della Liturgia ecc. su questo suo blog diffusivi di buoni stimoli liturgici, ma non sempre condivisibili nel "tono" di alcune Sue osservazioni.
Occorre, però, essere pacati nel tono, e pazienti nei propositi.
Ma anche più oggettivi sulla realtà ecclesiale che non sempre è conosciuta "in toto" dai cosiddetti "esperti" musicisti.
Intanto....auguri per queste feste natalizie.
Don Felice Apicella