In questi tempi difficili, mi viene in mente una frase della classicità latina, che dice motus in fine velocior, cioè che un azione aumenta di intensità verso la fine. Non posso fare a meno di applicare questa frase alla situazione della liturgia nella Chiesa cattolica, in quanto mi sembra che la pandemia di coronavirus ha contribuito a dare un’accelerazione importante ad alcuni processi che erano comunque già in atto da tempo. Se si osservano questi processi con un certo grado di oggettività, per quanto possibile, si vede come quello che accade ora non è che il frutto finale di un qualcosa che maturava da decenni.
Un dato che mi sembra importante e che è stato già segnalato in varie occasioni anche dall’autorità ecclesiastica è il calo delle presenze in chiesa, un calo che in alcune zone è ovviamente più sensibile che in altre. Questo calo non è venuto come una sorpresa, esso proseguiva inesorabile durante gli anni ma in maniera certamente più impercettibile. Questo ha dato a molti, impauriti da un contagio, l’occasione per abbandonare la partecipazione alla liturgia.
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