Mi è capitato di entrare in alcune chiese in questi caldi giorni di fine luglio. L’atmosfera era ancora più desolata che nel resto dell’anno. Certo noi sappiamo che c’è la presenza del Signore nel tabernacolo ma se non fosse per questo sembrerebbero edifici magari pieni d’arte, ma vuoti.
Io ho detto in passato che mi piace entrare nelle chiese vuote, godere di quel silenzio e di quella possibilità di intimità spirituale. A volte però non posso fare a meno di provare un senso profondo di desolazione, mi rendo conto come sono oramai parte di una istituzione in costante declino.
Le chiese d’estate ci riportano a quel senso di solitudine, di decadenza, quasi di rassegnazione. Come detto, l’unica cosa che consola è di poter pregare in una sensazione di intimità spirituale con l’Altro, con Colui che è, mentre noi non siamo. Lo diceva santa Teresa di Gesù Bambino e poi anche Divo Barsotti: Lui è, noi non siamo. Quindi quello che vedo è apparenza che ha senso solo se vista in chiave soprannaturale. Plinio Correa de Oliveira diceva che bisognava avere uno sguardo sacrale sulle cose della vita. Ecco, forse questi edifici è proprio questo che ci insegnano in questo momento dell’anno, a guardare più in alto delle contingenze terrene.