Caro amico,
Vorresti diventare un musicista di chiesa e mi chiedi un consiglio.
Io istintivamente dovrei scoraggiarti, ma non ci riesco. Posso solo dirti che nel rosario della tua carriera saranno tanti i misteri dolorosi. Questo perché è scaduto, e di molto, il livello un po’ di tutto.
Un giorno di una decina di anni fa, mi lamentavo con un noto liturgista, una persona molto simpatica e amichevole, per la situazione della musica per la liturgia e gli facevo le mie rimostranze per il livello scadente che c’era soprattutto a Roma. Lui mi disse che proprio a Roma si accumulano tutte le magagne che tormentano la Chiesa e che quindi non mi dovevo sorprendere. Chissà se oggi, quando la situazione è ancora più scaduta tanto da sfiorare il ridicolo, mi darebbe una risposta diversa.
Conosci le parole del Salmo 45?
“Ascolta, figlia, guarda, porgi l'orecchio: dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre; il re è invaghito della tua bellezza. È lui il tuo signore: rendigli omaggio”.
Queste sono veramente parole che dovrebbero ispirare la tua vita di musicista per la liturgia. Tu sarai chiamato ad ammantare di bellezza la Sposa che è la Chiesa per rendere omaggio al suo e tuo Signore. Non è una cosa straordinaria? Tu aiuterai i fedeli ad avvicinarsi alle porte perenni dove potranno contemplare, in spirito e verità, la gloria del Signore.
A volte, attraverso la vera musica per la liturgia, potrai per alcuni istanti affacciarti in quell’abisso di luce di cui parlava san Giovanni Paolo II nella sua Lettera agli artisti. Ti basteranno quegli attimi di beatitudine per andare avanti e sopportare sacerdoti che non sanno quello che fanno (specialmente per la diffusa ignoranza di musica e liturgia), maestri che hanno paura di essere dimenticati, laici intrallazzoni che grazìe alle loro capacità di compiacere il padrone conquistano i loro 15 minuti di celebrità che, purtroppo, a volte durano anni.
Ricordati quello che ha detto il presente Pontefice, uno dei mali più grandi della Chiesa è il clericalismo. Nella musica sacra questo è più che mai vero, ma si presenta in due forme: il clericalismo dei preti e quello dei laici.
Troppi preti ancora proteggono non la Chiesa mistero ma la Chiesa sistema. Cercano non il bene della Chiesa ma il loro bene nella Chiesa. Nella musica sacra, dove abbiamo certamente ottimi esempi di preti musicisti, significa che un prete magari fresco di studi e senza arte né parte (e questi sono i casi migliori) viene ritenuto degno di occupare posizioni importanti solo per il fatto dell’abito che (non) porta.
I laici clericalizzati sono la categoria peggiore, sono coloro che senza titoli accademici, senza pubblicazioni, spesso provenienti da un’altra professione, si vedono catapultati in posizioni di grande importanza nell’ambito della musica sacra solo per aver primeggiato nella loro specialità: la piaggeria. Nelle chiese e basiliche in cui facevano musica le glorie del cattolicesimo, oggi si favorisce l’ascesa di impiegati e faccendieri con il sacro fuoco della musica che, purtroppo, non si è mai acceso. Non ti fare ingannare: tu studia, leggi, ascolta. Non credere che quel modo di raggiungere l’obiettivo sia da ritenere accettabile. Queste persone avranno avuto un posto di prestigio, ma non otterranno mai il rispetto di chi li circonda e devono convivere per sempre con la derisione generale. E questo, sarebbe veramente un duro prezzo da pagare, se solo ne avessero coscienza.
Pensa un tempo nelle basiliche si chiamavano i maestri più prestigiosi. Per farti un esempio, penso a san Giovanni in Laterano e a Gaetano Capocci (1811-1898), considerato il “maestro dei maestri”. Certo il suo linguaggio musicale era influenzato da quello operistico, quelli erano i tempi in cui l’Opera dominava. Ma che musicista! Tanto che a Roma credo sia l’unico musicista a cui è dedicata una strada in cui al suo nome è premesso il titolo: via maestro Capocci. Questo non è stato fatto neanche per nomi altisonanti del mondo musicale!
Se ti devo dare qualche esempio di musicisti per la tua carriera, te ne fornisco due tra le persone che ho conosciuto nella mia giovinezza e che sono stati per me un esempio di integrità e signorilità. Uno era un prete e l’altro un laico. Il prete era Antonio Martorell (1913-2009) che novantenne, mi volle conoscere per certi articoli che scrivevo su una rivista di liturgia. Musicista vero ma uomo umilissimo e buono, una persona veramente esemplare. Il laico era Alberico Vitalini (1921-2006), che conobbi quando ero poco più che ragazzino e che con me fu di una gentilezza unica e mi incoraggiò a proseguire la mia carriera con parole che mi imbarazzano e che preferisco non ripetere. Un vero signore con un cuore d’oro e, anche lui, un musicista autentico che come l’altro ha fatto tanto per la musica sacra. Ti auguro di incontrare persone così e come altre che ho incontrato ma che qui non menziono.
Cerca Dio, non il tuo tornaconto. Se Dio è al centro della vita, tutto il resto - delusioni, frustrazioni, inghippi, etc. - diverrà periferia. Malgrado tutto, riteniti fortunato e forse anche nei momenti di sconforto ti sarà utile meditare su una bella poesia del poeta indiano Rabindranath Tagore, non cristiano, una poesia che mi accompagna dall’adolescenza:
“Quando mi comandi di cantare,
il mio cuore sembra scoppiare d'orgoglio
e fisso il tuo volto e le lacrime mi riempiono gli occhi.
Tutto ciò che nella mia vita vi è di aspro e discorde
si fonde in dolce armonia,
e la mia adorazione stende l'ali
come un uccello felice nel suo volo a traverso il mare.
So che ti diletti del mio canto,
che soltanto come cantore
posso presentarmi al tuo cospetto.
Con l'ala distesa del mio canto sfioro i tuoi piedi,
che mai avrei pensato di poter sfiorare.
Ebbro della felicità del mio canto dimentico me stesso
e chiamo amico te che sei il mio signore”.