Tra pochi giorni sarà Natale, il terzo Natale con il Covid 19. Pensavamo ne saremmo stati fuori presto ma in realtà ora abbiamo capito che questo virus non se ne va via, che diverrà un nostro (sgradito) compagno di viaggio.
Molti hanno commentato sull’impatto che il virus ha avuto sulla nostra vita liturgica e alcuni hanno detto che ha avuto un influenza negativa sulla partecipazione alla Messa.
Questa, se si vuole essere onesti, è solo una mezza verità, perché se ha contribuito ai bassi numeri nella partecipazione alla liturgia, non li ha certamente creati. Anzi, ha solo magnificato una realtà che andava avanti da parecchi decenni. Una realtà causata da un virus molto più insidioso del Covid, il modernismo, che colpisce soprattutto coloro che vogliono essere moderni senza capire che la modernità può essere meravigliosa ma può essere anche molto, ma molto pericolosa.
I sacerdoti sono una categoria a rischio e focolai d’infezione sono molte università pontificie. Purtroppo anche tra coloro che si professano esenti dal virus e che appaiono asintomatici il virus circola, anche se in forma mutata. È stata tentata una cura, nel 1907, ma a poco è servita. Si potrebbe avere un vaccino, ma chi dovrebbe curarlo gioisce del fatto che si diffonde. O tempora, o mores!