C’era una volta un’organista devoto e pio.
Al catechismo e in parrocchia gli avevano parlato tanto del Concilio Vaticano II e dell’importanza dello stesso per la Chiesa cattolica.
Allora, visto che era tanto devoto e pio, si era messo a studiare bene bene tutti i documenti che aveva imparato quasi a memoria.
Naturalmente era particolarmente interessato alle disposizioni sulla musica sacra, che aveva imparato così bene che neanche molti preti potevano rivaleggiare con lui.
Quando crebbe in età, sapienza e grazia, cercò di mettere a frutto i suoi talenti e andò nella parrocchia di padre Giovanni. Questi gli disse: “nella nostra parrocchia niente canto gregoriano!”. Il povero organista non capiva e chiese perché e si sentì rispondere che non erano una parrocchia preconciliare. Il povero organista voleva comunicare a padre Giovanni che in realtà il Concilio aveva raccomandato l’uso del canto gregoriano, ma il prete si arrabbiò molto e lo cacciò via.
Allora andò nella parrocchia di padre Francesco il quale gli disse: “in questa parrocchia niente polifonia!”. Lui chiese perché e gli fu risposto che lo voleva il Concilio. Eppure lui ricordava bene i documenti che dicevano l’opposto e provò timidamente a farlo presente, ma anche qui il prete si infuriò e lo cacciò via.
Allora andò nella parrocchia di padre Andrea e decise di usare l’astuzia; per avere l’agognato incarico si sarebbe dissociato da sè stesso e comportato da schizofrenico. Padre Andrea lo accolse dicendo: “in questa parrocchia…” ma lui non lo fece finire e disse tutto d’un fiato: “odio l’organo a canne, non sopporto chi pretende di cantare in latino, voglio suonare la chitarra elettrica a Messa!”. Adesso che gli aveva detto quello che volevano ascoltare, il lavoro doveva essere suo.
Padre Andrea lo guardò un poco mortificato e quasi scusandosi disse: “stavo dicendo, in questa parrocchia ci serve un’organista per i matrimoni”.
Allora il povero organista se ne andò e invece di studiare i documenti della Chiesa cominciò a studiare psichiatria.