Non è inutile riflettere su come ci sia un rapporto molto stretto fra giovani e musica. La musica è un elemento di prima importanza nella loro vita e ne fanno un uso continuo. Quindi questo è un binomio che ha una forza intrinseca tutta sua.
Ma ora cerchiamo di far divenire questo binomio un triangolo e inseriamo un terzo elemento: la liturgia. A me sembrerebbe abbastanza evidente che la liturgia non può e non deve essere assorbita dagli altri due elementi e che essa di necessità deve formarli e informarli. L’errore, molto grave, è stato fatto quando si è pensato che importando di peso il binomio giovani-musica nella liturgia, avrebbe avvantaggiato il rapporto fra giovani e liturgia, ma così evidentemente non è stato, tanto che oggi dopo decenni e decenni di cosiddetti “canti giovanili”, la categoria demografica più assente nelle nostre chiese è proprio quella dei giovani. Eppure alcuni nostalgici pensano che continuare su questa strada possa essere una soluzione al problema; il fatto è che in realtà non può essere la soluzione al problema, ma è il problema. Un canto con testo liturgico e musica pop non diviene liturgico, rimane musica pop. E questo è un fatto, malgrado quello che pensava Karl Rahner.
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