C’è qualcosa che mi ronza per la testa e che sento l’esigenza di fare presente, proprio nello spirito di un contributo onesto e sincero al dibattito nella comunità ecclesiale per ciò che riguarda la liturgia e la sua musica.
Molti avranno oramai esperienza di partecipare a celebrazioni liturgiche in chiese mezze vuote e in cui si celebra e, soprattutto, si canta male. Su questo tornerò in seguito.
Ieri sono stato ad un concerto nella bellissima chiesa di sant’Apollinare a Roma. Il gruppo vocale e strumentale Festina Lente, diretto dal maestro Michele Gasbarro eseguiva un programma musicale che riproduceva una liturgia a Roma nel tempo del barocco. La chiesa non era piena, era strapiena, ci saranno state quasi 1000 persone, incluse molte persone giovani, che hanno seguito e partecipato al concerto in religioso (qui ci sta proprio bene questa parola) silenzio.
Ora, vi garantisco che io cerco di comprendere perché è meglio per la mia anima partecipare a liturgie con musiche cantate in modo sguaiato, con organisti che non sono organisti, con cantori della domenica, piuttosto che partecipare ad una Messa con vera musica liturgica e con cantori vocalmente preparati. Credetemi, io ci provo a convincermi che le liturgie ordinarie in cui i parroci coinvolgono chiunque “purché non voglia essere pagato” o purché sia totalmente incapace di comprendere il ruolo della musica nella liturgia, ma non ci riesco. Non riesco ad accettare che questo è quello che la Chiesa vuole per me o per tutti gli altri fedeli che vanno a Messa. Lo so, sarò uno testardo, ma non riesco a capire come in grandi città dove ci sono conservatori di musica, non possa essere coinvolto qualcuno che sa dove mettere le mani.
Invece no, ci si affida a persone che sono anche esse stesse vittime di questa situazione, perché vengono fatte svolgere un compito perché non sono preparate. Ma non diceva il Concilio che era necessaria una vera formazione liturgica? Si fanno i canti popolari (e non liturgici, perché c’è una differenza) perché il popolo “deve” cantare. Ora, fatevene una ragione: se le persone non intendono cantare non possono essere forzate, ecco perché dal popolo si può desiderare che partecipino in alcuni momenti della celebrazione ma non che siano costretti a cantare tutto. Poi, anche se il popolo cantasse tutto ma i canti sono teologicamente o musicalmente inadeguati, sarebbe lo stesso un grave errore, perché si esporrebbe al popolo a qualcosa che va a detrimento delle loro anime, non a loro beneficio.
Ma a coloro che vengono a Roma per il Giubileo è questo quello che vogliamo mostrare? Ricordo sempre di due vescovi americani che mi dicevano che il livello del canto liturgico qui da noi era il peggiore che avessero mai ascoltato (non che da loro non ci siano anche responsabilità per questa situazione). Eppure non ho avuto la forza di dirgli: guardate che qui da noi esistono ottimi musicisti e il nostro livello non è certo più basso del vostro. Ma a questo punto mi avrebbero chiesto: ma perché non sono questi bravi professionisti che ascoltiamo nelle vostre chiese? Ecco, qui non avrei saputo che rispondere, senza dover aprire un vaso di pandora.