Vorrei toccare da vicino alcuni punti specifici del documento sinodale in cui si fa menzione specificamente della liturgia. Comincerei con il punto 27 che mi sembra particolarmente significativo:
“Esiste uno stretto legame tra synaxis e synodos, tra l’assemblea eucaristica e quella sinodale. Pur in forma diversa, in entrambe si realizza la promessa di Gesù di essere presente dove due o tre sono riuniti nel Suo nome (cfr. Mt 18,20). Le assemblee sinodali sono eventi che celebrano l’unione di Cristo con la Sua Chiesa attraverso l’azione dello Spirito. È Lui che assicura l’unità del Corpo ecclesiale di Cristo nell’assemblea eucaristica come in quella sinodale. La liturgia è un ascolto della Parola di Dio e una risposta alla sua iniziativa di alleanza. Anche l’assemblea sinodale è un ascolto della medesima Parola, che risuona tanto nei segni dei tempi quanto nel cuore dei Fedeli, e una risposta dell’assemblea che discerne la volontà di Dio per metterla in pratica. L’approfondimento del legame tra liturgia e sinodalità aiuterà tutte le comunità cristiane, nella pluriformità delle loro culture e tradizioni, ad assumere stili celebrativi che manifestino il volto di una Chiesa sinodale. A questo scopo, chiediamo l’istituzione di uno specifico Gruppo di Studio, a cui affidare anche la riflessione su come rendere le celebrazioni liturgiche più espressive della sinodalità; si potrà inoltre occupare della predicazione all’interno delle celebrazioni liturgiche e dello sviluppo di una catechesi sulla sinodalità in chiave mistagogica”.
Ora, qui non è il caso di mettersi a fare un discorso di teologia della liturgia, che ci porterebbe lontano. Si fa qui un discorso per cui sinodalità e liturgia vengono in un certo modo appaiate. Si parla molto di ascolto. Cerchiamo di non fare l’errore però che chi ascolta, le sue esigenze divengano più importanti di chi deve essere ascoltato. Al centro della liturgia non ci possono essere le nostre esigenze, ma ci deve essere Dio, sempre e comunque. Quindi attenzione quando ci si affanna troppo a smontare il giocattolo per far vedere come funziona, perché poi può capitare che in mano ci rimangano le vari parti del giocattolo ma non ci ricordiamo più a cosa servivano.
Non dimentichiamo che all’inizio della liturgia diciamo “Nel nome del Padre, etc.”. Non stiamo celebrando il sacerdote o noi stessi, ma siamo convocati ad una Presenza che ci supera e che ci sovrasta.
Poi io sono un poco stanco di questi discorsi fatti da chierici sul camminare insieme, sulla partecipazione. Parlo della mia esperienza ma sono sicuro altri potrebbero dire lo stesso: sono un musicista di Chiesa da 40 anni ho composto migliaia di pezzi per la liturgia, ho scritto milioni di parole sulla musica sacra, ho i titoli accademici e l’esperienza; eppure gente come me viene del tutto ignorata se si tratta di far avanzare un sacerdote o un religioso (molti mi dicono che questo è un problema particolarmente grave a Roma, dove mi trovo, meno al di fuori dell’Italia, io lo spero vivamente). Ho visto persone a cui, che per il solo fatto di essere sacerdoti, vengono offerte nell’ambito della musica per la liturgia, opportunità che a noi (laici) vengono precluse omrese difficilissime, solo per il fatto di essere laici, sacerdoti a cui vengono offerte risorse umane ed economiche ben oltre i loro meriti artistici e, quando necessario, essi godono anche di protezioni per coprirli da eventuali loro malefatte. Se prima non viene risolta questa mentalità clericalista opprimente, allora sarà inutile parlare di Sinodi e Sinodalità. E io in questo, in quanto realista, sono molto pessimista.