Molte cose possono essere dette su san Giovanni Paolo II, un Papa che ha attraversato tempi storici molto impegnativi. Molti sono gli aspetti del suo Pontificato che andrebbero presi in esame, studiati e vagliati alla luce dei loro effetti e delle loro cause. Un aspetto che a me risulta particolarmente caro, è quello del rapporto fra questo Pontefice e la musica.
Una cosa che mi ha sempre colpito di questo Papa, anche in confronto con i Papi precedenti e successivi, era quella precisa immagine di un uomo di grande vigoria fisica. Quando fu eletto Pontefice, molti rimasero sorpresi che con lui avevamo un Pontefice sportivo, un uomo a cui piaceva camminare, sciare e nuotare.
Certo tutto questo contrasta con gli ultimi anni di sofferenza, ma ricordiamoci che Giovanni Paolo II era un uomo a cui piaceva godersi la vita, nel senso più bello e nobile di questa frase. E fra i godimenti c’era sicuramente l’apprezzamento per la musica, che il Papa molto amava. Questo amore si poteva capire dal modo in cui, per esempio, cantava durante le celebrazioni liturgiche, con la sua bella voce piena, potente. Ricordo che il francescano padre Emidio Papinutti, che ho conosciuto nei decenni passati e che fu organista delle celebrazioni liturgiche ai tempi di Giovanni Paolo II, confessò che in occasione della canonizzazione di Massimiliano Kolbe, a cui il Papa evidentemente teneva moltissimo, lo stesso Pontefice cantò il Prefazio su una corda di recita molto acuta, tanta era la gioia che evidentemente provava.
Ma sin da giovane, quando si occupava dei ragazzi nella sua Polonia, mostrava di apprezzare la musica e la musica sacra, tanto da confessare in più di un’intervista il suo amore anche per il canto gregoriano. Nel suo chirografo in occasione del centenario del motu proprio di san Pio X sulla musica sacra, Giovanni Paolo II tra l’altro diceva:
“In varie occasioni anch'io ho richiamato la preziosa funzione e la grande importanza della musica e del canto per una partecipazione più attiva e intensa alle celebrazioni liturgiche, ed ho sottolineato la necessità di “purificare il culto da sbavature di stile, da forme trasandate di espressione, da musiche e testi sciatti e poco consoni alla grandezza dell'atto che si celebra”, per assicurare dignità e bontà di forme alla musica liturgica”.
Il Papa però amava tutta la musica, e a volte fu coinvolto in iniziative che avevano come protagonista un tipo di musica più commerciale che hanno lasciato più di qualcuno, quantomeno perplesso. Su affaritaliani.it leggiamo di un tentato intervento dell’allora cardinale Ratzinger in una di quelle occasioni:
“Papa Benedetto si oppose alla partecipazione di Bob Dylan al concerto affollato di giovani alla presenza di Giovanni Paolo II in occasione del Congresso eucaristico di Bologna nel 1997, perché considerava la popstar il genere sbagliato di "profeta", scrive lo stesso Ratzinger nel suo nuovo libro”.
Ma egli era un Papa generoso, che non aveva paura di spendersi in tutti i modi possibili. Non aveva paura di darsi in tutti i modi possibili, e sono sicuro che anche lui, vedendo le tante iniziative in cui era stato coinvolto in prospettiva, ne avrà visto i benefici, ma anche le problematiche.
Parlando nel 1983 al termine di un concerto a lui offerto al Teatro alla Scala di Milano, il Papa diceva:
“E il mondo della cultura e dell’arte è chiamato a costruire l’uomo: a sostenere il cammino nella ricerca, spesso tormentata, del vero, del bene, del bello. La cultura e l’arte sono unità, non dispersione; sono ricchezza, non depauperamento; sono ricerca appassionata, talora tragica, ma finalmente anche sintesi stupenda, nella quale i valori supremi dell’esistenza, anche nei suoi contrasti tra luce e tenebre, tra bene e male - chiaramente identificati e identificabili - vengono ordinati alla conoscenza profonda dell’uomo, al suo miglioramento, non al suo degrado”.
Quindi il Papa prefigurava un ruolo fondamentale per la cultura, addirittura quello di “costruire l’uomo”. Alla luce di questo, ci fa viene da pensare al fallimento di tanti progetti culturali, anche per la musica, per cui la Chiesa, da faro della cultura occidentale degli ultimi due millenni, si è ritrovata ormai a rincorrere le mode senza mai riuscire a raggiugerle, o riuscendo a raggiungerle quando sono oramai superate da qualche altra moda effimera.
In occasione di un concerto per i suoi 80 anni il Papa affermava:
“Fratelli e Sorelle! Grazie per averci offerto questa singolare esperienza di meditazione spirituale ed estetica sul mistero della creazione, che fonda la certezza della nostra comune origine. Auspico che, attraverso l'arte e la musica, anche nel nostro tempo possano essere sempre vivi l'attenzione all'uomo e il rispetto per la natura. interpreti di questa manifestazione, invocando per ciascuno la benedizione divina”.
Posso concludere con un ricordo personale. Sono stato per circa 7 anni (fino al 2008), organista incaricato per l’udienza papale del mercoledì. Quindi mi sono toccati gli ultimo anni di Giovanni Paolo II e i primi 3 di Benedetto XVI. Ricordo come Giovanni Paolo II, anche se già molto provato nel fisico, tentasse sempre di intonare il Pater Noster, anche se a volte proprio non riusciva per via del decadimento fisico a cui andava incontro. Ma questo sforzo di dare sempre lode a Dio usando il canto, e la musica, mi è sempre sembrato molto significativo e di grande esempio.