Forse non molti sanno che il 23 ottobre, fra i vari santi che vengono ricordati, c’è una delle figure più luminose del pensiero cristiano, San Severino Boezio (480 - circa 524). Siamo con lui nel sesto secolo, tempo in cui esistono vari temi su cui potremmo concentrare l’attenzione, come quello della espansione dei barbari, o quello del sorgere di grandi figure come appunto Boezio e l’altro grande filosofo, Cassiodoro, grandi riformatori come Benedetto da Norcia e grandi pontefici come Gregorio Magno; non dimentichiamo che al tempo la peste mieteva numerosissime vittime e che Roma era in una fase di enorme decadenza e viveva il passaggio da città imperiale a città papale. E la Chiesa non limitava la sua opera alla città eterna, ma mandava monaci ad evangelizzare le genti, come nel caso di Agostino di Canterbury, che fu spedito da Gregorio Magno ad evangelizzare gli angli.
Dicevamo dunque di Boezio, che fu funzionario alla corte di Teodorico, probabilmente martirizzato e oggetto di culto popolare nel medioevo, poi confermato da Leone XIII nel 1883. Il suo lavoro più conosciuto fu il De Consolatione Philosophiae, ma nel suo De Institutione Musica stabiliva importanti principi educativi, cioè il quadrivium, le scienze che conducevano alla vera conoscenza e che erano aritmetica, geometria, astronomia e musica, che quindi è non soltanto e non principalmente un suono piacevole, ma una via che avvicina alla vera sapienza.
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