Uno dei miti veramente duri a morire nella Chiesa cattolica, è quello che la stessa opprime le donne. Ora, che le donne non siano state sempre valorizzate come dovuto, questo può essere vero e va senz’altro rettificato; ma che ci siano state donne grandi in quanto cattoliche, è un altro fatto che non possiamo passare senza silenzio. Una di queste donne è santa Caterina da Siena (1347-1380).
Santa Caterina veniva da una famiglia numerosa (25 figli!), e fin da piccola fu protagonista di fenomeni mistici molto particolari che la indirizzarono verso la scelta della vita religiosa, pur se la famiglia preferiva farla sposare. Ma Caterina si oppose e perseguì la sua vocazione nell’ordine domenicano.
Giovanni Paolo II, il 29 aprile 1980 durante l’omelia per la Messa del centenario di Santa Caterina affermava:
“Così la nostra santa, nella sua natura di donna dotata largamente di fantasia, di intuito, di sensibilità, di vigore volitivo e operativo, di capacità e di forza comunicativa, di disponibilità alla donazione di sé ed al servizio, viene trasfigurata, ma non impoverita, nella luce di Cristo che la chiama ad essere sua sposa e ad identificarsi misticamente con lui nella profondità del “conoscimento interiore”, come anche ad impegnarsi nell’azione caritativa, sociale e persino politica, in mezzo a grandi e piccoli, a ricchi e poveri, a dotti e ignoranti. E lei, quasi analfabeta, diventa capace di farsi ascoltare, e leggere, e prendere in considerazione da governatori di città e di regni, da príncipi e prelati della Chiesa, da monaci e teologi, da molti dei quali è venerata addirittura come “maestra” e “mamma”. È una donna prodigiosa, che in quella seconda metà del Trecento mostra in sé di che cosa sia resa capace una creatura umana, e - insisto - una donna, figlia di umili tintori, quando sa ascoltare la voce dell’unico pastore e maestro, e nutrirsi alla mensa dello Sposo divino, al quale, da “vergine saggia”, ha generosamente consacrato la sua vita”.
Nell’udienza del 24 novembre 2010 questo tra l’altro diceva Benedetto XVI su Santa Caterina da Siena:
“Anche oggi la Chiesa riceve un grande beneficio dall’esercizio della maternità spirituale di tante donne, consacrate e laiche, che alimentano nelle anime il pensiero per Dio, rafforzano la fede della gente e orientano la vita cristiana verso vette sempre più elevate. “Figlio vi dico e vi chiamo - scrive Caterina rivolgendosi ad uno dei suoi figli spirituali, il certosino Giovanni Sabatini -, in quanto io vi partorisco per continue orazioni e desiderio nel cospetto di Dio, così come una madre partorisce il figlio” (Epistolario, Lettera n. 141: A don Giovanni de’ Sabbatini)”.
Pio XII, che la proclamò patrona di Italia con san Francesco d’Assisi, poteva esclamare:
“Caterina era nata con un cuore di donna e un ardimento di martire, con una mente pronta e un animo virile; e in lei voi vedete un fulgido esempio di ciò che in tempi agitatissimi può la donna forte. Se, di sotto a quest’altare, si levasse viva in mezzo a noi, ne udireste, meglio che dalle mirabili sue lettere, l’ardente e mite impeto di uno zelo apostolico, vibrante in voce di vergine, la quale altra patria non conosce che il cielo, e in cielo vorrebbe cambiata anche la patria di quaggiù”.
Già, la donna forte. Fa pensare che quando si pensa a dei cristiani che nella storia hanno tenuto testa a dei Pontefici che stavano abdicando al loro ruolo, viene in mente proprio una donna, la nostra Caterina. A Gregorio XI, che se ne stava ancora in Avignone, seppe con coraggio dire in una sua lettera:
“Soltanto passando attraverso il crogiolo sarete quello che dovrete essere, il dolce vicario di Cristo in Terra! … Fate dunque tutto quello che è in vostro potere acciocché non veniate ad agire secondo la volontà degli uomini, piuttosto secondo la volontà di Dio che altro non chiede, e per lo quale motivo vi ha posto a sì tanto supremo vicariato. Ma voi avete bisogno dell’aiuto di Gesù Cristo Crocifisso e con voi i vescovi che sono chiamati a consigliarvi, perocché molti sono fra loro corrotti e neanco ferventi sacerdoti, liberatevi di costoro, ponete il vostro santo desiderio in Cristo Gesù, ripudiate i sollazzamenti del marciume della corruzione, abbiatelo a distinguere da questo: se non sapete soffrire, non siete degno! Voi fate le veci del dolce Cristo Gesù, e come Lui dovete desiderare soltanto il bene delle anime, dovete bere il calice dell’amarezza, dovete farvi dare il fiele. Oh quanto sarà beata l’anima vostra e mia che io vegga voi essere cominciatore di tanto bene”.
Queste parole, che fanno impressione oggi, cosa devono aver fatto a quel tempo? Eppure è stata fatta santa lo stesso, e questo mi pare proprio un buon segno.