Se si riflette bene sulle vicende della Chiesa nel corso della sua storia e sulle sue battute d’arresto, si nota che alla fine tutto si riduce al suo rapporto con il mondo, a volte sbilanciato contro di esso, a volte a suo favore. Chi legge la storia del Cristianesimo sotto il profilo del rapporto fra Chiesa e mondo ha una chiave di lettura decisiva per comprendere i vari momenti della sua esistenza.
Quando parliamo del “mondo” in senso Cristiano, non si intende semplicemente a quello che ci circonda, ma anche al dominio del maligno che pure opera nel mondo e contro cui si deve combattere. Ecco perché siamo nel mondo, ma non del mondo. Siamo sale nel mondo ma non apparteniamo essenzialmente a questo mondo, che siamo chiamati a cambiare nel corso di una battaglia che è in atto dall’origine dei tempi e che vede le forze del bene da una parte e quelle del male dall’altra. Se i termini di questa battaglia sono chiari a tutti, è pur vero che le conseguenze di questa battaglia che ci toccano più da vicino spesso sono di difficile lettura e interpretazione, quindi non si devono rischiare atteggiamenti di sapore manicheo che molto spesso sono del tutto fuori luogo.
Questa battaglia è stata combattuta da tutti i grandi santi, come per esempio sant’Orsola, che la Chiesa ricorda il 21 ottobre. La sua vita è oggetto di vari resoconti che ci dicono che sarebbe vissuta fra il quarto e il quinto secolo. Era figlia di un Re e segretamente consacrata a Dio. Ma un Re pagano di nome Aetherius la chiese in sposa. Orsola era bellissima e dovette accettare, perché questo matrimonio avrebbe scongiurato una guerra.
Pose alcune condizioni: la conversione dello sposo, tre anni di attesa e un pellegrinaggio con il suo sposo a Roma. Le condizioni furono accettate e al tempo stabilito si mise in cammino con delle vergini (undici sembra, che divennero undicimila per un errore di trascrizione di un iscrizione). Raggiunsero Colonia e poi Roma, dove le raggiunse il promesso sposo nel frattempo convertito al Cristianesimo. Al ritorno a Colonia furono martirizzate per la loro fede in Cristo (vedi Mario Benatti in santiebeati.com). Troviamo su questa santa anche questa informazione:
“Punto di partenza della leggenda di Orsola e delle undicimila vergini è soprattutto un'epigrafe della seconda metà del sec. IV o del V, in cui un certo Clemazio dichiara d'essere stato divinamente ammonito a riedificare una basilica sul luogo dove "sanctae Virgines pro nomine Christi sanguinem suum fuderunt". L'epigrafe ha dato luogo a un'infinità di discussioni. Oggi si è però d'accordo nel ritenerla autentica. Del resto l'iscrizione parla genericamente di vergini martirizzate, e non ne dice né il nome, né il numero, come si preciserà sullo scorcio dell'alto Medioevo” (Cecchelli-Gnoli-Cecchelli in treccani.it).
Sant’Orsola si trovò a dover avere a che fare con le esigenze del mondo, della politica, e intese trasformarle a gloria di Dio e per l’edificazione di tutti. Essa andò incontro al martirio perché confessava la fede in Cristo, suo Signore. Accettò anche un matrimonio che probabilmente non avrebbe desiderato, perché capiva fare la volontà di Dio, vuol dire spesso prendere la propria croce. Ecco perché essa è considerata protettrice dei buoni matrimoni, e se ci guardiamo intorno possiamo capire quanto questa protezione sia veramente necessaria. Cosa c’è più in crisi dell’istituzione della famiglia? Anche in ambito cattolico essa fa fatica a confrontarsi con le esigenze di un mondo che le è sempre più ostile.
Abbiamo con Orsola e le sue compagne un altro esempio di donne cristiane, donne che possono essere considerate un modello di femminilità e che, come in questo caso, sanno anche dettare le condizioni della loro esistenza perché mosse da una profonda fede. Una bella antifona di origine medievale ci invita a cantare a queste vergini gloriose affinché anche noi, ispirati dal loro esempio, possiamo vivere nella carne rifiorita la purezza, così che non saremo condannati in eterno.
A sant’Orsola si ispireranno le orsoline, congregazioni femminili fondate originariamente da Sant’Angela Merici e oggi presenti, nelle loro varie declinazioni, in diverse parti del mondo.