Ho recentemente fatto notare come nel documento di papa Francesco Desiderio desideravi non si fa praticamente quasi menzione della musica sacra e del suo stato di grande difficoltà. Non è un problema di poco conto, perché musica sacra e liturgia sono intimamente unite. Nel documento citato sopra, al n. 23 viene detto:
“Intendiamoci: ogni aspetto del celebrare va curato (spazio, tempo, gesti, parole, oggetti, vesti, canto, musica, …) e ogni rubrica deve essere osservata: basterebbe questa attenzione per evitare di derubare l’assemblea di ciò che le è dovuto, vale a dire il mistero pasquale celebrato nella modalità rituale che la Chiesa stabilisce. Ma anche se la qualità e la norma dell’azione celebrativa fossero garantite, ciò non sarebbe sufficiente per rendere piena la nostra partecipazione”.
Certamente non dobbiamo ricercare una vana esteriorità ma questo non significa che anche tutto quello che contribuisce alla dignità del rito liturgico, non debba essere curato. Molti sembrano “dimenticare” che questo livello di attenzione che dobbiamo alla liturgia è una cosa necessaria, direi che è un dovere. Non bastano dei volenterosi che vengono chiamati a fare qualcosa per cui non sono propriamente preparati.
Ma questa “dimenticanza” me la spiego in quanto il livello della musica sacra non viene ritenuto un problema dalla gerarchia, si da per scontato da alcuni che lo status quo va bene così com’è. I sacerdoti sono per la gran parte disinteressati alla questione, di quei pochi interessati ce ne sono alcuni di buona volontà e ben preparati, e altri da cui stare alla larga il più possibile.
Oramai la battaglia per la buona musica sacra è divenuta una battaglia di laici, persone che non devono rispondere direttamente ad un Vescovo e che, quando essi pure non siano clericalizzati, possono agire più liberamente. Il fatto che non si deve rispondere direttamente ad un Vescovo, non significa naturalmente essere disubbidienti, significa obbedire al magistero perenne della Chiesa in materia di liturgia e musica, malgrado certi prelati ritengono che questo sia un optional. Bisogna resistere al male, sia che venga dall’esterno della Chiesa, sia che venga dal suo interno.
La musica che si sente in molte nostre parrocchie è una vera e propria vergogna, un insulto a Dio ed una privazione per i poveri fedeli, ormai completamente diseducati al bello. Eppure quanti sacerdoti, vescovi, cardinali, sentite denunciare tutto questo? Un silenzio tombale probabilmente vi avvolge. E parlano sempre di “popolo”, bisogna coinvolgere il popolo, etc. etc. Ma quanto lo si conosce il popolo vero? A me sembra che a volte si ha dello stesso un’idea intellettualistica e si chiede loro di fare cose che non li aiutano e semplicemente non sono per loro. Vorrei fare l’esempio di un santo Vescovo, Alfonso Maria de’ Liguori, che il popolo veramente lo conosceva e che sapeva veramente interpretarne l’animo con le sue mirabili composizioni di canti popolari.
A volte proprio alcuni sacerdoti che si occupano di musica, sono stati la causa dello sfacelo che abbiamo nelle orecchie, confondendo il sentimentalismo con il sentimento, abbagliati da facili successi anche favoriti dalle conoscenze acquisite dovute al loro essere preti. Non sta a me fare i nomi, almeno per il momento. Se Dio vuole, verrà un giorno anche per questo.
La musica sacra è oramai ignorata, vilipesa, villificata, avviluppata in un silenzio complice che mette paura.