Se mi venisse data la possibilità di dare un messaggio alle nuove generazioni cristiane direi: liberatevi dal sentimentalismo! Il sentimentalismo è una corruzione del sentimento, che è invece bello e nobile. Dio ci liberi dal sentimentalismo che oramai è penetrato nelle nostre liturgie attraverso il protagonismo di certi sacerdoti che sanno manipolare le emozioni altrui, attraverso testi “liturgici” edulcorati e zuccherosi e, soprattutto, attraverso canti vietati ai diabetici, canti che suonano tutti uguali proprio perché sono costruiti per confonderci tra senso della liturgia e sensualità nella liturgia.
Non si è ancora compreso che il sentimentalismo nella liturgia ha causato una sorta di ottundimento nelle facoltà spirituali di molte persone che ora confondono il pregare con gli sdilinquimenti serviti ad ogni celebrazione liturgica. Forse le chiese non si svuoteranno, ma affogheremo tutti nelle lacrime di un pianto di cui, in definitiva, non capiamo bene il motivo.
Ma il cattolicesimo non è questo, esso è forza, virilità, tenerezza (non sdolcinatezza). Che Dio metta mano a tutto questo e confonda le menti di coloro che attraverso il sentimentalismo contribuiscono allo smarrimento del fedele che pensa di essere religioso mentre è solo confuso. Il Mº Riccardo Muti ha detto che i martiri andavano incontro alla morte cantando, non strimpellando. Oggi, giorno dell’Ascensione, mi è capitato di entrare in una chiesa poco prima dell’offertorio. Mi sono fermato perché cantavano l’offertorio gregoriano del giorno: era così bello, ieratico, solenne, virile. Ben altro da quello che si ascolta normalmente da voci spesso equivoche.
Dio, concedici di rivedere anche attraverso la musica la tua maestà e la tua magnificenza e fà che le nostre anime non continuino a soffocare nelle spirali di un singhiozzo.