Gli anni ‘60 furono un tempo di profondi sconvolgimenti sociali. Ho sempre trovato singolare che la Provvidenza abbia voluto un Concilio negli anni ‘60, il periodo in cui più alti erano i rischi di cambiamenti pericolosi.
Diversi movimenti prendono vigore in questi anni, da quello per i diritti civili a quello femminista, dalla rivoluzione sessuale a quella studentesca. Insomma era un contesto molto agitato e la musica vi giocava un ruolo importante, basta pensare al successo di gruppi come i Beatles o i Rolling Stones ma anche al successo della canzone di protesta.
Per i cattolici di sinistra o progressisti, il Concilio fu l’occasione per rivendicare nella Chiesa alcune di quelle tematiche promosse dai gruppi di protesta. Diversi focolai di contestazione dovettero essere affrontati e ci fu, dall’America Latina sotto l’influenza della teologia della liberazione, l’insorgere di gruppi che propugnavano un’autonomia quasi totale dalle gerarchie, le Comunità di Base, pensiamo a quella dell’Isolotto a Firenze o quella di san Paolo a Roma. Gli animatori di questi due gruppi don Mazzi e dom Franzoni rappresentarono le punte di diamante di un fenomeno che era certamente molto più esteso. E la musica, come detto, fu una via di questa protesta.