Non bisogna pensare il Concilio come fosse un fenomeno unico e monolitico. Tutt’altro. In esso si muovevano forze minoritarie e contrapposte. Da una parte l’ala progressista riunita nell’Alleanza Europea, dall’altra quella conssevatrice riunita nel Coetus Internationalis Patrum. Entrambre raccoglievano un numero esiguo di Padri ma orientavano le opinioni su questo o quell’argomento.
Paolo VI fu un poco come un pesce in barile anche se la sua preferenza per l’Alleanza Europea era abbastanza evidente e connaturata al suo modo di fare e di pensare.
Già dagli inizi del Concilio si temeva per la musica sacra, in quanto molte erano le voci che facevano presagire una battaglia in questo senso.
Intanto si organizzava un gruppo di studio in Svizzera che prenderà il nome di Universa Laus e che raccoglieva vari studiosi di tendenza aperturista. Essi produrranno pensatori importanti nel campo della musicologia liturgica che ben sapranno indirizzare i successivi orientamenti. In alcuni paesi, come l’Italia, questo gruppo ha saputo occupare le posizioni che contano da oramai molti decenni.