Alcuni organi di stampa, hanno rilanciato una notizia che suggerirebbe che il Papa avrebbe l’intenzione di convocare un Concistoro per la creazione di nuovi Cardinali durante il Sinodo sulla Sinodalità di ottobre. L’annuncio, se la notizia è fondata, potrebbe arrivare a giorni, massimo una decina di giorni.
Come sanno bene coloro che osservano le cose vaticane, un Concistoro per la creazione di nuovi Cardinali è un evento importante per la vita della Chiesa, in quanto attraverso questo evento viene plasmato, in un certo qual modo, il futuro della stessa, in quanto è il Collegio dei Cardinali che è chiamato ad eleggere il successore di Pietro. Il giornalista Luis Badilla, solitamente ben informato, offre questa chiave di lettura:
“S'ipotizza, nel vertice della Chiesa e fuori, nei media, che Papa Francesco volendo rendere irreversibili le riforme che rivendica, continuerà a rinnovare il Collegio cardinalizio con personalità cosiddette "bergogliane". Per molti questo pensiero è una sorta di assioma che però, altri rifiutano dicendo: non è detto che ad un collegio cardinalizio bergogliano corrisponda automaticamente un Conclave bergogliano. Dall’altra parte, da un’ottica mediatica, che come è noto affascina Papa Francesco e nell’utilizzo della quale è molto abile, la creazione di nuovi porporati con tutto ciò che queste nomine comportano, è coreograficamente opportuno in questo periodo difficile per il pontificato. Per lui, in un passaggio così difficile e indecifrate (Sinodo sulla sinodalità, Sinodo tedesco, faccende di Viganò e Rupnik, finanze vaticane, rapporti internazionali e diplomazia, Episcopati e Fiducia supplicans, frociaggine e checche …) offrire una visione di compattezza papale è un grande beneficio”.
Ovviamente ogni Papa è portato a nominare Cardinali che siano compatibili con la sua visione della Chiesa e papa Francesco non penso faccia eccezione in questo senso. Eppure, proprio per quella “grazia di stato” che è auspicabile in un ruolo di così alta responsabilità, io immagino che mai come in questi tempi sia veramente importante avere uno sguardo superiore per evitare il pericolo di plasmare un Collegio cardinalizio, in qualche misura, ideologizzato. È stato proprio il Santo Padre che in più occasioni ha messo in guardia dal pericolo delle ideologie e certamente si può convenire che questo pericolo non sta certamente solo da una parte dello spettro cattolico, ma si diffonde in un’area ben più diffusa. Quindi immagino quanto mai importante che oggi ci sia volontà di ricompattare un mondo cattolico quanto mai frastagliato, ricordandomche certe “rigidità” uno se le trova dove meno se le aspetta.
Io sono certo che il Santo Padre, quando mette giustamente in guardia contro i pericoli delle ideologie, non intende equiparare “ideologia” con “identità”. Credo fermamente sia importante riscoprire una identità cattolica che alcuni hanno pensato mettere da parte per compiacere il mondo. Ma questa operazione ha fallito il suo obiettivo, purtroppo il mondo non è divenuto più cattolico, anzi continua ad allontanarsi sempre più dalla fede e il processo di secolarizzazione è sempre più pervasivo. Se si pensa ai non pochi teologi cattolici che intorno agli anni ‘70 vedevano la secolarizzazione come una cosa in fondo positiva, viene da sorridere. Io, umile fedele, immagino che il Collegio cardinalizio debba essere rappresentativo delle varie anime della Chiesa e che non debba accettare come inevitabile il processo di disfacimento a cui assistiamo, ma dovrebbe comunque lottare con tutte le energie per rimettere la chiesa al centro del villaggio, come mi sembra dicesse san Giovanni XXIII.
Per fare questo, bisogna affrontare con più decisione alcuni temi. Uno di questi, che a molti sembra marginale e che invece non dovrebbe esserlo, è quello della bellezza. La Chiesa diffondeva la lieta novella attraverso la bellezza dei suoni, delle immagini, delle parole. Purtroppo, per compiacere il mondo, si è scelto di inseguire mode pseudo culturali che hanno fatalmente portato allo sfacelo estetico a cui assistiamo. Si dovrebbe passare dal “voler essere moderni” all’essere “motori della modernità”, come la Chiesa era sempre stata in passato. Dovrebbe essere il mondo a tentare di copiarci, non il contrario!
Tutto questo è collegato al tema della liturgia. Non c’era uno scrigno di bellezza più ricco che quello della liturgia cattolica. Eppure negli ultimi decenni, malgrado le disposizioni della Sacrosanctum Concilium, si è consentito nelle chiese delle musiche di ispirazione profana che, oltretutto, non hanno portato nessun beneficio. Si pensava di trattenere i giovani in chiesa, in realtà essi se ne sono andati e, con loro, parecchia altra gente. La Chiesa investiva nella bellezza e si circondava di grandi artisti con cui magari litigava, ma che comunque teneva vicino a sé proprio perché sapeva che attraverso di essi e attraverso la loro arte, i fedeli sarebbero stati attratti alle cose soprannaturali. Purtroppo in epoca vicino a noi una mentalità clericalista ha portato a favorire due categorie di persone, nefaste per la liturgia cattolica. La prima, è quella di coloro che hanno ricevuto posizioni molto importanti nell’ambito della musica sacra, ad esempio, solo perché portano la sottana (per modo di dire). Ovviamente ci sono stati sacerdoti che sono stati grandi musicisti (per citare coloro che non ci sono più), ad esempio Antonio Vivaldi, Lorenzo Perosi, Domenico Bartolucci. Ma non è che perché uno è prete allora la sua musica deve essere più liturgica anzi, tranne lodevoli eccezioni, lo sfacelo attuale lo dobbiamo proprio ad alcuni sacerdoti “musicisti” che, grazie alla connivenza dei loro superiori, hanno fatto il bello e il cattivo tempo devastando la vigna del Signore (voglio credere con tutte le buone intenzioni di cui però è lastricato etc. etc.). La seconda categoria non è meno insidiosa ed è quella dei laici clericalizzati, i finti “devoti”. Coloro che si presentano come pii e santimoniosi per faciltare il loro percorso in qualche istituzione ecclesiale. Purtroppo non si è ancora capito che ci sono persone che dietro una pretesa compunzione nascono ben altre problematiche. Eppure a volte queste persone passano per buoni cattolici. Io credo che, in realtà, il Papa con le sue uscita di qualche tempo fa voleva far intendere che lui ben conosceva questo problema, sarebbe il caso ora che lo comprendessero gli altri.
Un teologo come Henri De Lubac, poi Cardinale, aveva pronunciato queste belle parole:
“No: se Gesù Cristo non è la sua ricchezza, la Chiesa è miserabile. La Chiesa è sterile se lo Spirito di Gesù Cristo non la feconda. Il suo edificio crolla se Gesù Cristo non ne è l’Architetto, e se il suo Spirito non è il cemento che tiene insieme le pietre vive con cui è costruito. È senza bellezza, se non rispecchia l’unica bellezza del Volto di Gesù Cristo, e se non è l’Albero la cui radice è la Passione di Gesù Cristo. La scienza di cui si vanta è falsa; è falsa la sapienza che l’adorna, se non convergono l’una e l’altra in Gesù Cristo, e se la sua luce non è una «luce illuminata» che tutta viene da Gesù Cristo, essa tiene immersi nelle tenebre di morte. È menzogna tutta la sua dottrina, se essa non annuncia la verità che è Gesù Cristo. È vana tutta la sua gloria, se essa non la fa consistere nell’umiltà di Gesù Cristo. Il suo nome stesso ci è indifferente, se non evoca subito il solo Nome dato agli uomini per la loro salvezza. Non rappresenta nulla per noi, se essa non è per noi il sacramento, il segno efficace di Gesù Cristo”.
Ecco, ai nuovi Cardinali si dovrebbe chiedere di portare Gesù Cristo in mezzo agli uomini in verità e bellezza.