Vi sarà capitato anche a voi di ascoltare troppe persone poco informate cercare di buttare via tutti i repertori tradizionali della musica sacra tradizionale, polifonia e canto gregoriano in primis, in favore delle proposte qualitativamente non sempre esaltanti che ci vengono fatte nelle nostre chiese da parte di preti zelanti e anche un po’ zeloti, cioè difensori di un integralismo musicale e liturgico che niente ha da invidiare a quello dei tanto vituperati tradizionalisti.
Allora sarà bene elencare almeno tre ragioni per cui i repertori tradizionali vanno ben curati.
Essi non rappresentano il passato, ma la tradizione. Essi ci parlano di una sapienza che si è tramandata per generazioni e che noi dobbiamo rispettare con grande attenzione e rispetto. Lo stesso Vaticano II chiama questi repertori in questo modo: “La tradizione musicale della Chiesa costituisce un patrimonio d'inestimabile valore, che eccelle tra le altre espressioni dell'arte, specialmente per il fatto che il canto sacro, unito alle parole, è parte necessaria ed integrante della liturgia solenne”. Cioè non solo è un “patrimonio d’inestimabile valore”, ma lo è proprio per la sua qualità “liturgica”. Da questo siamo arrivati al rifiuto attuale, come, rimane un mistero (o forse no).
Essi sono un modello. Perché non si riflette sul fatto che gli avanzamenti hanno sempre bisogno di un modello? E quale modello migliore di quello che i nostri grandi predecessori ci hanno lasciato? Abbiamo bisogno di modelli, oggi più che mai. Invece i liturgisti zeloti pensano che sia bene modellarsi su se stessi e i risultati sono sotto gli occhi di tutti!
Essi rappresentano una spinta a migliorarsi. Proprio perché essi sono tecnicamente più impegnativi, rappresentano una spinta a migliorarsi, a fare in modo che i nostri cori cerchino di impegnarsi affinché la qualità di quello che fanno sia sempre più alta. Ma oggi mancano anche coloro che sono in grado di formare buoni cori, perché o sono stati scacciati dalle chiese, o vi rimangono con enorme sofferenza, o sono soltanto poveretti che fanno quel che fanno perché giudicati innocui dal pretonzolo di turno.
Insomma, ho parlato di tre motivi, ma molti altri ce ne sarebbero. Non si costruisce su sè stessi.
Non trascuri la possibilità che il comportamento che Lei attribuisce al "pretonzolo", in alcune realtà è attuato da zelanti/zeloti parrocchiani... purtroppo la corsa al ribasso è partecipata da ogni "categoria".